Le Pensioni
"Quale sarà la mia pensione?" è la domanda che si pongono milioni d'italiani, pure giovani, desiderosi di comprendere se potranno godere di una vecchiaia economicamente serena al termine di una vita dedicata al lavoro.
I dubbi si sono fatti più significativi in seguito alla riforma del sistema pensionistico introdotta dalla Legge 335/95, nota ai più come Riforma Dini, dalla quale è scaturito il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo.
Il sistema retributivo è tuttora applicato per i lavoratori che alla fine del 1995 avevano maturato almeno 18 anni d'anzianità contributiva ed esso prende come riferimento per il calcolo della pensione gli ultimi stipendi ricevuti.
Di conseguenza l'ammontare della pensione d'anzianità viene a dipendere direttamente dalla retribuzione media percepita nel corso della fase finale della carriera, prendendo come base di calcolo un lasso di tempo che va da 5 a 15 anni a seconda dei casi.
Il sistema contributivo fonda, al contrario, il calcolo della pensione sui contributi effettivamente versati dal lavoratore dipendente o autonomo durante la propria vita lavorativa.
Da ciò consegue che le persone entrate nel mondo del lavoro in tempi recenti, in particolare dal gennaio 1996, si vedranno calcolare la pensione di vecchiaia sulla base del totale dei propri contributi al cui ammontare complessivo viene poi applicato un coefficiente variabile a seconda dell'anzianità lavorativa raggiunta.
Attraverso semplici calcoli si può notare come molti giovani beneficeranno di una pensione inferiore rispetto a quella dei loro genitori e ciò spiega anche il grande interesse attorno alle forme di previdenza integrativa.